Un intero staff alberghiero messo a disposizione, a preparare pasti gratis per chi è in difficoltà. Ci sono storie, questa arriva da San Bonifacio (VR) che non si possono fare a meno di raccontare. Sono le “buone notizie” che, altrimenti, passerebbero quasi sotto silenzio. Per parafrasare un vecchio detto (Nessuna notizia? Buone notizie!) nel giornalismo sembra imperare invece la frase opposta: “Buona notizia? Nessuna notizia…”. E quindi queste non trovano spazio se non in pochissimi mass media. A noi invece la notizia apparsa timidamente sull’Arena di Verona di qualche settimana fa è piaciuta così tanto che abbiamo chiesto alla collega Paola Dalli Cani di approfondirla con interviste e foto. Ecco il servizio, dove scopriamo (e poteva mancare?) che c’entra anche l’Avis. (b.c.)
In tempo di crisi c’è un imprenditore veronese che ha deciso di investire sulla solidarietà e anche Avis c’è. Si chiama Fulvio Soave, ha 47 anni e fa l’albergatore a San Bonifacio: da settembre, attraverso il progetto Mamma Anna, garantirà a pranzo un piatto di pasta a chiunque sia in situazione di difficoltà. L’idea è la riproposizione, con formula veronese, di quello che un altro sambonifacese fa da otto anni in California a favore dei bambini dei motel, i piccoli delle famiglie più disagiate di Anaheim, quelle costrette appunto a vivere dei motel nell’impossibilità di garantire ai figli due pasti al giorno.

Otto anni e 500 mila pasti serviti: sono i numeri di Bruno Serato, maitre d’hotel partito da emigrante nei primi anni Settanta, sbarcato negli Stati Uniti con 200 dollari in tasca e una poco brillante prospettiva da lavapiatti visto che non sapendo una parola di inglese a servire ai tavoli non poteva essere mandato. Ma poi, sacrificio dopo sacrificio, e una buona stella a tenerlo sempre d’occhio, arriva la svolta: Serato si indebita fino al collo, compra un ristorante che piano piano diventa il più ambito tra i locali della California. Il successo, però, non cancella il ricordo delle origini e così Serato decide di condividere questa fortuna con chi ha meno: fonda il Caterina’s club (omaggiando così la mamma), e dà il via all’iniziativa che negli utlimi anni ha permesso di raccogliere fondi anche per garantire alle famiglie dei motel la copertura della caparra di piccoli appartamenti. Ecco perchè Serato, recentemente insignito del Cavalierato al merito della Repubblica, è stato inserito da Cnn nella classifica dei Top ten heroes del mondo: persone normali che hanno saputo fare cose straordinarie.
Fin qui l’avventura di Serato, che segna l’avvio di quella di Soave: “Sono cresciuto in seminario, e a casa all’ombra di una mamma, Anna, sempre impegnata nel volontariato. Talmente impegnata da sembrarmi quasi sbilanciata più verso gli altri che verso i figli. Crescendo”, dice Soave, “ho capito che tutto ha un senso se si aiutano gli altri. Mi sono messo a disposizione delle famiglie dei bambini costretti a lunghi ricoveri ospedalieri, aderendo all’iniziativa di Best Western, la catena a cui appartiene il mio hotel, ma la mia struttura s’è rivelata scomoda rispetto alle strutture sanitarie che assistono i bambini. Così, il 23 dicembre scorso, ho deciso di chiudere l’hotel e di riservarlo solo alle persone in difficoltà: è stato un pranzo di Natale specialissimo”.
C’erano 70 persone, solo una famiglia non era di origini italiane: cena coi fiocchi, animazione, ore serene in compagnia. Tanto è bastato a Soave per scoprire, anche chiacchierando con i suoi ospiti, il dramma di tanti. “Padri separati, anziani soli, famiglie in difficoltà per la perdita del lavoro, bambini che non frequenano più le mense scolastiche perchè più di un panino a pranzo molte famiglie non possono permetterselo. Mi sono detto che potevo fare di più e ne ha parlato con il parroco di San Bonifacio”. Don Giuseppe gli ha raccontato un’altra faccia del bisogno, lo ha confermato rispetto alle difficoltà in cui si barcamenano tante persone e gli ha teso la mano: e finchè lui andava dal Vescovo per strappare il sì al comodato gratuito dei locali da trasformare in sala da pranzo, Soave s’è messo al lavoro per costruire la squadra di Mamma Anna. Già perchè è così, omaggiando sua mamma e anche l’iniziativa di Serato (di cui Mamma Anna è la declinazione italiana) che Soave ha deciso di chiamare il suo progetto.
“Ho messo a disposizione attrezzature, cucina, personale dell’hotel e la dotazione che garantirà al progetto di camminare da solo per sei mesi. La pasta sarà preparata qui e portata, con mezzi idonei, alla Casa della Giovane, il locale messo a disposizione dalla parrocchia. La porta sarà aperta a tutti, senza distinzione di sesso, etnia, età, convinzione politica o religiosa: nessuna domanda, solo un sorriso sette giorni su sette per 120 persone. Partiremo ai primi di settembre per poi inaugurare il servizio a metà mese, quando Bruno Serato tornerà a San Bonifacio”.
Tutto questo sarà possibile grazie ad un piccolo contingente di volontari: “La parrocchia in primis, e poi Comitato Coalonga, Avis, Caritas, Associazione missionaria, Opera San Vincenzo, Croce rossa italiana, Carabinieri in congedo, Scout dell’Agesci-Masci, Protezione civile, Azione Cattolica, Movimento per la vita-centro aiuto vita, Pro loco, Consulta dei giovani, Aido, privati cittadini e imprenditori. E la squadra sta già crescendo”. Perchè col passaparola anche nei comuni limitrofi c’è chi è convinto che qui sarà possibile dare risposta ad un bisogno che si vede: “L’unico punto critico lo vedo nel pudore delle persone: intercetteremo i bisogni grazie al tessuto delle associazioni, saremo aperti e disponibili con tutti ma so che sarà difficile”, considera Soave.
A governare l’intero progetto è Mamma Anna trust, forma giuridica di origini inglesi che “blinda” tutte le entrate e i beni a favore degli scopi del trust stesso. E “guardiano” del trust, che ha avviato l’iter per l’accreditamento ad Onlus, è Bruno Serato. Mamma Anna ha “acceso i fornelli”: in attesa del via operativo al servizio di refezione gratuita l’iniziativa ha ora un simbolo. Un grembiule da cucina con sopra disegnato un piatto di spaghetti al pomodoro è l’immagine che Soave ha scelto per sintetizzare in un logo la sua iniziativa. Se non fosse chiaro, sotto il piatto c’è una frase che toglie ogni dubbio: “Un piatto di pasta non si nega a nessuno”, il principio che guida il progetto.
Con il logo, e nell’attesa dell’attivazione del sito www.mammaanna.org, ha debuttato anche la pagina Facebook Mamma Anna trust, che sta raccogliendo una pioggia di “mi piace”. E Soave spiega: “Credo che la cosa più importante sia diffondere capillarmente la notizia dell’esistenza di questo servizio,perchè chi può trovare in esso una risposta alle sue difficoltà, anche temporanee, si senta meno solo. Il passaparola, da questo punto di vista, è vitale. Senza contare, poi”, aggiunge, “che col passaparola sono convinto possa crescere anche il numero di persone che, in vario modo, possono diventare aiutanti di Mamma Anna, sia come volontari, sia come sostenitori, anche solo comprando un pacco di pasta e facendocelo arrivare”.
Il logo renderà immediatamente visibile l’associazione ed il progetto anche in occasione delle iniziative delle quali sarà promotrice come di quelle in cui sarà ospite.
Paola Dalli Cani